25 maggio 2011

MINDFULNESS

La meditazione batte i farmaci

Basta un'ora per dimezzare il dolore. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, lo zen ha un effetto analgesico. Durante l'esercizio della concentrazione "positiva", nel cervello si accendono alcune aree e se ne spengono delle altre in un'azione "combinata" che riduce la sofferenza anche del 40%

ROMA - Altro che analgesici: quando il dolore è troppo forte basta un'ora di meditazione. La capacità di concentrare la propria mente e liberarla dai pensieri negativi, infatti, avrebbe il potere di ridurre l'intensità del dolore fino al 40%. Non solo, abbasserebbe del 57% anche quella sensazione spiacevole che segue la sofferenza. Queste "certezze" sono il punto d'arrivo di uno studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience, secondo il quale lo zen batte i farmaci perché è in grado di influenzare l'attività delle aree cerebrali che controllano lo stimolo doloroso, regolandone il grado di intensità. In altre parole, dicono i ricercatori del Wake Forest Baptist Medical Center di Winston-Salem (Usa), la meditazione ha il potere di "assopire" la corteccia somatosensoriale e di "svegliare" il cingolo anteriore, l'insula anteriore e la corteccia fronto-orbitale. Questa azione "combinata" sulle aree che governano la percezione del dolore ha un potere analgesico.

"L'effetto che abbiamo riscontrato è sorprendente - spiega Fadel Zeidan, autore dello studio - basti pensare che la morfina o altri antidolorifici riducono in media il dolore del 25%". Per testare gli effetti postivi della meditazione sul dolore, il team ha coinvolto 15 volontari. Tutti erano novizi dello zen. Per questo il campione è stato invitato a partecipare a un corso intensivo di una paricolare forma di meditazione, chiamata 'mindfullness'. Ogni lezione di "attenzione
focalizzata" durava 20 minuti, durante gli incontri ai partecipanti si chiedeva di concentrare la mente sul respiro, di mandare via pensieri intrusivi ed emozioni negative.

Contemporaneamente gli studiosi, con un'apposita apparecchiatura sistemata sotto la gamba destra dei soggetti, generavano per cinque minuti un calore dolorifico, raggiungendo una temperatura di 49 gradi centigradi. Prima e dopo le lezioni, i ricercatori fotografavano ciò che accadeva nel cervello dei partecipanti grazie a una speciale risonanza magnetica, chiamata Arterial spin labelling. Questa particolare tecnica è in grado di rilevare, attraverso la mappatura del flusso sanguigno, l'intensità del dolore. Così registravano le reazioni dei partecipanti al dolore sia durante l'esercitazione sia mentre erano a riposo. E' emerso che la meditazione spegne il dolore riducendolo del 40%, con delle punte del 93% in alcuni volontari.

A livello cerebrale le scansioni hanno messo in evidenza una riduzione significativa dell'attività della corteccia somato-sensoriale, un'area fortemente coinvolta nella genesi della sensazione di dolore. Contemporaneamente si iperattivavano anche altre zone: il cingolo anteriore, l'insula anteriore e la corteccia fronto-orbitale. "Queste regioni cerebrali - dicono i ricercatori - plasmano il modo in cui il cervello costruisce l'esperienza del dolore a partire dai segnali nervosi provenienti dal corpo". Una delle ragioni per cui la meditazione può essere stata così efficace nel bloccare il dolore è che non agisce su una singola regione del cervello, ma a più livelli.

"Questo studio - dice Fadel Zeidan - mostra che la meditazione produce effetti realmente positivi sul cervello. E che quindi potrebbe garantire il controllo del dolore senza l'utilizzo di farmaci"

16 maggio 2011

STRESS E BENESSERE

Il benessere, nel triangolo CORPO-MENTE-RELAZIONI (vedi post precedente) si realizza quando i tre lati del triangolo sono in equilibrio, ma cosa succede quando uno dei lati entra in crisi? Al benessere subentra il male-essere, lo stare male.
Il nome ricorrente al giorno d’oggi è “stress”.
Con questa parola si fa riferimento a un concetto molto vasto e complesso, ma la sua essenza è anche molto semplice: è un concetto che abbraccia una vasta gamma di esperienze umane, con cui le persone si identificano immediatamente.
Quando dico a qualcuno che il mio lavoro ha a che fare con la riduzione dello stress, invariabilmente la  risposta è: “Servirebbe anche a me”.
Ciascuno di noi sa esattamente che cosa significhi “stress”, almeno nel proprio caso.
Ma lo stress si presenta a molti livelli e nasce da varie cause: ognuno di noi ne ha una propria versione, i cui dettagli possono anche cambiare continuamente, ma il cui meccanismo generale di solito perdura nel tempo.
Lo stress è un elemento naturale della vita, ma  richiede da parte nostra una risposta di adattamento continua ed efficace.
Il modo con il quale si percepisce e affronta una situazione determina in larga misura quanto stress essa ci provoca.
Il modo in cui interpretiamo  e valutiamo i nostri problemi determina il modo in cui li affrontiamo e il grado di stress che essi ci provocano.
Questo concetto è molto importante perché  significa che abbiamo la possibilità di esercitare un controllo maggiore di quanto normalmente crediamo sulle cause del nostro stress.
Da un lato ci saranno sempre, nell’ambiente in cui viviamo, molti potenziali stressori che non possiamo eliminare, ma il modo in cui ci vediamo in rapporto ad essi cambia la relazione, e perciò cambia la misura in cui li viviamo come pericolo per il nostro benessere.
A volte il nostro stile di vita mina la nostra salute e ci esaurisce fisicamente e mentalmente. Atteggiamenti negativi verso noi stessi e gli altri, convinzioni limitanti rispetto a ciò che possiamo o non possiamo fare, rappresentano ostacoli che ci impediscono di crescere e di affrontare efficacemente momenti difficili.(*)

Io lavoro sulla riduzione dello  stress e lavoro prevalentemente con il corpo, avendo considerato da sempre il corpo  come un mezzo straordinario per raggiungere anche la mente. Il corpo è  la parte di noi che si trova sempre nel presente, nel qui ed ora, cosa che la nostra mente spesso  non fa, quando ad esempio non riusciamo a staccarci dal passato oppure siamo solo rivolti al futuro. Ecco che il corpo rappresenta ciò che siamo in questo preciso momento, ci offre una preziosa possibilità di entrare in contatto con la nostra mente, con i nostri pensieri, le nostre emozioni e sensazioni, e, tenendo presente quanto detto prima, (il triangolo del benessere), mi sembra evidente come anche gli altri due lati del triangolo attraverso il corpo possano essere modificati.
 Lavoro con il corpo per arrivare alla mente anche quando uso tecniche corporee che utilizzano la distensione muscolare  per produrre modificazioni variabili dello ”stato di coscienza”, inteso come livello di vigilanza. Queste tecniche attivano la produzione immaginativa e le rappresentazioni mentali.
Durante il percorso immaginativo, in una situazione di rilassamento corporeo, agiamo liberamente, scopriamo nuovi punti di vista, troviamo soluzioni, anche fantastiche,  che nella realtà non ci permettiamo, e rigeneriamo in questo modo sia il corpo che la mente.
Lavorare con il corpo soddisfa pienamente anche il terzo lato del triangolo del benessere, l’aspetto relazionale.
Fin dai tempi antichi il massaggio è stato considerato un’attività fondamentale per il benessere e l’equilibrio psicofisico, basti pensare ai greci e ai romani (le terme, i bagni, i massaggi). In questo senso possiamo anche considerare la carezza, così importante per l’essere umano, in grado di comunicare sostegno, comprensione e sicurezza, come la prima forma di massaggio.
Toccare il corpo  significa quindi instaurare un dialogo profondo con l’intero psicosoma della persona e le varie tecniche di massaggio costituiscono una forma di comunicazione privilegiata, un preciso flusso di informazione reciproca.

(*) Vedi: J. KABAT-ZINN, Vivere momento per momento, Corbaccio.

BENESSERE E RELAZIONI

Cosa possiamo intendere per benessere? Cosa è il bene-essere, l’essere-bene, lo stare bene?
Secondo me questa domanda è fondamentale per considerare un approccio corretto allo stare bene, al di là delle mille proposte da cui siamo bombardati continuamente, che spesso sono proposte di benessere illusorio e consumistico.
Vorrei fare riferimento al lavoro di un bioneurologo e psichiatra americano che si è occupato di queste tematiche: Daniel Siegel.
Siegel propone una sua definizione di benessere basata su tre elementi:
1) integrazione neurale, vale a dire coordinazione ed equilibrio nel funzionamento del cervello (e Siegel si riferisce al cervello come parte integrata del corpo nel suo complesso);
2) coerenza mentale: Siegel definisce coerente una mente che è capace di connessione, apertura, armonia, ricettività, empatia;
3) relazioni empatiche.
Ora, non sono una neurobiologa, ma, come naturopata, ho trovato stimolante l’aggiunta di un terzo elemento alla definizione di benessere. Infatti, anche in ambito naturopatico, si parla spesso di benessere come equilibrio tra mente e corpo, tra psiche e soma. Si tende a trascurare, cioè, il terzo elemento, la capacità di avere relazioni positive come elemento essenziale per il benessere, lo stare bene.
Quindi mi piace semplificare l’analisi di Siegel proponendo un triangolo del benessere, i cui lati sono dati da MENTE, CORPO, RELAZIONI. Non siamo un corpo-mente isolato, ma siamo sempre in relazione con qualcuno, con altre persone per noi significative e quando queste mancano, quando nella nostra vita vengono a mancare relazioni significative, anche il corpo-mente ne soffre.
Parecchie sono le indicazioni che ci confermano anche come i fattori sociali, che sono strettamente intrecciati a quelli psicologici, svolgono un effetto importante per la conservazione del benessere.
Sappiamo che le persone che vivono buoni rapporti sociali personali tendono ad essere psicologicamente e fisicamente più sane e a vivere più a lungo.
Lo percepiamo innanzitutto intuitivamente, perché tutti sentiamo il bisogno di sentirci collegati con gli altri, sentiamo il bisogno di appartenere, di sentirci parte di una comunità di qualche tipo, di avere rapporti personali e affettivi felici
Ma questo lato relazionale del triangolo, secondo me, non riguarda solo le relazioni con altre persone, ma anche con l’ambiente nel quale viviamo, un mondo che oggi è “sotto stress” per vari gravi motivi, basti pensare all’inquinamento alimentare, a quello dell’ambiente, allo sfruttamento delle risorse naturali,  …..e così via.
La grande sfida è come vivere in modo umano, tendo conto dello stress del mondo.
Ciascuno di noi deve fare i conti con lo stress del mondo, perché inevitabilmente agisce su di noi, che ci piaccia o meno ,anche quando cerchiamo di ignorarlo, in quanto noi non viviamo in un vuoto, anzi possiamo dire che il mondo esterno e quello interno sono tanto interconnessi  quanto la mente ed il corpo.

5 maggio 2011

...ANCHE A VARESE

Dal prossimo mese di giugno  sarò disponibile per trattamenti anche  presso MADRE TERRA di Varese.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a

 MADRE TERRA
Via Donizzetti 11 Varese
Tel. 0332 23 17 61

MASSAGGIO SONORO


In questo trattamento, dopo aver lavorato i muscoli della testa e della schiena, vengono suonate le campane tibetane, antichissime ciotole composte da sette metalli corrispondenti a sette pianeti del sistema solare.
Ci si sofferma su ogni chakra utilizzando il suono della campana corrispondente.
Sono impiegate tecniche di visualizzazione e di respirazione, atte ad incanalare l’energia positiva ed espellere quella negativa